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Sabato, 26 Dicembre 2020 16:51

La traduzione fa respirare la cultura

«Siamo costruttori di ponti. […] Siamo coautori, ma il nostro nome non compare in copertina, gli editori tagliano sempre di più le spese per le traduzioni, inficiando la qualità delle opere, e per noi non ci sono mai soldi. 

La Cultura è un bene collettivo. Chi fa cultura fa un servizio alla collettività. 

Un Paese culturalmente povero è un Paese povero anche economicamente»

Marina Pugliano, del direttivo di Strade - Traduttori Editoriali, esordisce così nell’intervista rilasciata ad Annarita Briganti per Repubblica

E noi ribadiamo con convinzione la denuncia di Marina Pugliano insieme all’appello rivolto da Strade al Governo per istituire un fondo strutturale a sostegno delle traduzioni.

Il 15 dicembre abbiamo partecipato al flashmob natalizio, durante il quale abbiamo donato libri in traduzione ai rappresentanti della Commissione cultura al Senato e, il giorno seguente, alla Commissione cultura alla Camera, così come alle massime cariche dello Stato.

I 72 volumi in regalo rappresentano un gesto simbolico per ricordare l’importanza della cultura e della sua circolazione grazie alla traduzione.

I volumi in dono sono per lo più opere di autori che hanno firmato l’appello di Strade. Per ciascun libro è stato scelto il suo destinatario in modo mirato.

Ecco alcuni abbinamenti: il Presidente Mattarella ha ricevuto La morte di Gesù (Einaudi) del Nobel J. M. Coetzee, tradotto da Maria Baiocchi; il Presidente Conte I vagabondi (Bompiani) del Nobel Olga Tokarczuk, tradotto da Barbara Delfino. Il Ministro Franceschini ha avuto in dono Kafka sulla spiaggia (Einaudi) di Haruki Murakami, tradotto da Giorgio Amitrano. Per la Senatrice Liliana Segre è stato scelto Io non mi chiamo Miriam (Iperborea) di Majgull Axelsson, tradotto da Laura Cangemi e l’Onorevole Matteo Orfini L'alba è un massacro signor Krak di Thomas Tsalapatis (XY.IT), tradotto da una di noi, oveero da Viviana Sebastio.

Testi provenienti da vari paesi e da una molteplicità di lingue (dall’islandese, allo svedese, dal giapponese al neogreco, passando anche per le lingue cosiddette “veicolari”), varietà che va tutelata e alimentata.

Ciascun testo è stato accompagnato da una dedica personalizzata scritta dall’autore o dal traduttore, qui condividiamo con voi quella del poeta greco Thomas Tsalapatis rivolta a Matteo Orfini:

"Caro Matteo,

il mio nome è Thomas Tsalapatis, sono poeta e autore teatrale greco.

Le lingue dei nostri due paesi hanno molti elementi in comune. E non mi riferisco solo alle parole che condividiamo nell’uso e che descrivono il contatto tra due popoli attraverso i secoli, di due lingue disseminate di capolavori letterari e al contempo circoscritte geograficamente alle nazioni in cui viviamo. In un’epoca di assoluta omologazione la traduzione è l’unico modo per conservare la nostra essenza.

La traduzione è una modalità essenziale di incontro, scambio e dialogo.

Ho pubblicato, nella mia lingua, sette libri (che diventeranno presto otto), ma nessuna gioia è paragonabile a quella provata quando li ho visti editi in Italia e in Francia.

La loro traduzione è un’azione di rinascita e non solo, è un transito che mi ha consentito di conoscere ancora altre culture e persone che hanno cambiato la mia vita. È come se questi libri avessero aggiunto un’ulteriore dimensione alla mia esistenza.

La traduzione dalla lingua greca verso l’italiana, e viceversa, è un ponte sopra il Mar Ionio. Un ponte secolare che dobbiamo proteggere come parte della nostra identità. Un elemento del nostro comune passato, ma anche un presupposto per il nostro comune futuro.

La saluto con i miei migliori auguri di buone feste, certo di un suo rinnovato impegno nel sostenere le legittime richieste dei traduttori italiani.

 

Con stima,

Thomas Tsalapatis*"

(*Traduzione di Viviana Sebastio)

 

 

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